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Un progetto di arte contemporanea – a carattere relazionale – in contesti educativi.

Il Dipartimento Educativo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in occasione dell’appuntamento Biennale Internazionale Arte Plurale, collabora da anni con centri territoriali di sostegno alla disabilità (centri diurni, CDA, case famiglia, laboratori etc.)  per lo sviluppo di un progetti formativo e artistico.
L’obiettivo principale del Dipartimento Educativo della Fondazione e degli educatori ed esperti coinvolti, è  quello di compiere un percorso sinceramente condiviso dai partecipanti, dove gli sguardi dei singoli possano convergere in una direzione comune. Il raggiungimento di questo obiettivo è raccontato attraverso le installazioni finali allestite in occasione del convegno Arte Plurale  al Palazzo della Promotrice delle Belle Arti.

TAVOLO DI DIALOGO 2010
Il percorso
Il percorso nasce dall’incontro tra realtà e personalità diverse, accomunate da un forte desiderio di confrontarsi, dialogare e di com-prendere l’altro attraverso la creazione di un canale di comunicazione che impiega i mezzi artistici.
Ogni membro del gruppo ha messo a disposizione le proprie esperienze e competenze, in un’ottica di scambio reciproco che ha rappresentato il punto di partenza di un viaggio che si è arricchito incontro dopo incontro di nuovi stimoli e idee.
Gli incontri hanno avuto inizio nel periodo in cui la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presentava la mostra YOUPRISON, collettiva di 11 studi di architettura impegnati nella progettazione dello spazio abitativo del carcere: la cella.
La riflessione nata a seguito della visita nelle sale espositive ha posto al centro il concetto di “spazio”.
Essendo questo argomento di vastissima portata e incline ad infinite interpretazioni, si è ragionato a partire dalle suggestioni raccolte in mostra: il legame tra lo spazio e la libertà individuale, la possibilità o la negazione di vivere uno spazio intimo, il passaggio da uno spazio privato a uno pubblico e soprattutto da una condizione di isolamento a una di condivisione e relazione. Per seguire questa direzione e approfondirne i significati, sono state proiettate delle immagini a cui sono state associate delle parole chiave, per classificare categorie legate al concetto di spazio (pieno, vuoto, aperto, chiuso). Si è poi lavorato con la materia argilla, materia plasmabile che permette di sperimentare diversi “assetti spaziali” e modificarli con facilità, e che permette  varie possibilità di utilizzo (nel laboratorio è stata utilizzata, allo stato liquido, come un colore da stendere su un foglio-spazio per progettare, mentre allo stato solido è stata manipolata per dare forma al progetto).
Per rafforzare l’idea di “territorio” e di “spazio pubblico” è stata organizzata un’uscita sul Passante Ferroviario, intervento urbanistico adiacente alla Fondazione, dove si possono incontrare alcune opere di arte pubblica. Le opere incontrate sono: Fontana-Igloo di Mario Merz, Albero-Giardino di Giuseppe Penone e Opera per Torino di Per Kirkeby. Gli spostamenti per raggiungerle sono stati effettuati mediante l’ausilio di una mappa della città e di una bussola.
A seguito di questi approfondimenti è nato il progetto per l’opera finale. Cogliendo le riflessioni di ognuno, è emerso quanto fosse ripetuto e costante il riferimento al tavolo, oggetto-simbolo di convivialità e condivisione.
L’idea è quella di un tavolo allestito che racconti le fasi del percorso compiuto insieme e che si faccia spazio raccoglitore e dispensatore di nuove esperienze e racconti tra le persone che vi si siederanno.
Le sagome-sedute, grandi cuscini posti attorno al tavolo, la cui forma nasce dalla posizione che il nostro corpo occupa in uno spazio scelto, sono state pensate per accogliere persone desiderose di ascoltare, raccontare e dialogare.
L’obiettivo principale del Dipartimento Educativo della Fondazione era quello di compiere un percorso sinceramente condiviso dai partecipanti, dove gli sguardi dei singoli potessero convergere in una direzione comune. Il raggiungimento di questo obiettivo è raccontato attraverso l’opera finale, che proprio come l’intero ciclo di incontri, si costituisce come un elemento flessibile, sensibile a variazioni e aperto a nuovi interventi, che fa dell’ascolto e del dialogo elementi fermi e fondamenta per costruire.

L’opera 
Installazione polimaterica mobile, 4X3 mt.
Materiali: tovaglia dipinta (tela), cuscini-sagoma di misure e forme variabili, grande pannello e mattoni per costruire supporti tavolo, oggetti sopra il tavolo, calchi in silicone e stoviglie di ceramica e vetro (12 piatti, 2 bottiglie, bicchieri, due tazze), libro/menù per illustrare le attività e l’uso interattivo dell’installazione da posizionare sul tavolo.
Al termine della mostra ai fini dell’asta pubblica la tovaglia stampata\dipinta\scritta sarà divisa in pezzi di diverso formato (dai 15 cm per 15 cm, a 50 cm per 50 cm) e i pezzi di tela saranno intelaiati su telai di legno, pronti per essere appesi al muro come quadri (vedere esempio inviato insieme alla documentazione).
La documentazione fotografica dell’uscita sul territorio (lunga striscia di carta plastificata) può far parte dell’opera esposta se la giuria lo ritiene opportuno.
Per il catalogo potete indicare al Dipartimento Educativo Fondazione Sandretto Re Rebaudengo quale immagine si ritiene più adatta.

 

 PRESS PLAY SPECIAL EDITION 2012

L’idea per Arte Plurale 2012/13 è stata quella di interpretare alla lettera il titolo della mostra, Press Play: “giocare con la stampa”, creando una redazione temporanea con l’obiettivo di realizzare un giornale. Un giornale che restituisse diversi punti di vista sulla mostra come luogo dell’autobiografia, come finestra sul mondo e come veicolo di comunicazione di ricerche estetiche. Caratteristica del percorso è stato il coinvolgimento nella conduzione di tutti i partecipanti, ribaltando il classico modello insegnante/discente, abile/disabile, io so/tu impari, io parlo/tu ascolti, io invento/tu esegui. Ai partecipanti è stato chiesto di proporre una pratica estetica intima e personale da “insegnare” agli altri o da indagare come tema del giornale, come per esempio la passione per i bestiari, la mania di collezionare immagini pubblicitarie e notizie, o la fotografia. Le opere della mostra “Press Play” hanno suggerito al gruppo domande a cui rispondere, argomenti di discussione e linguaggi da sperimentare, sono state il luogo fisico che lo ha accolto, e il set di interviste e fotografie. L’attenzione si è rivolta a quelle opere che contenevano in sé l’idea di pluralità e di relazione, come il video di Bani Abidi, artista indiana che narra in prima persona la stessa notizia da due punti di vista differenti, o l’installazione di Hans Peter Feldmann, che raccoglie 150 prime pagine del 12 settembre 2001, o ancora l’installazione di Artur Zmijewski, Democracies, che presenta un’idea di democrazia al plurale. I risultati di questa esperienza sono sia di natura relazionale (i rapporti instaurati tra le persone in un dato spazio/tempo) che culturale (le collezioni di parole e immagini, i racconti, le notizie, i disegni… ). La cultura è intesa infatti come l’universo di segni nei quali l’uomo vive, dove per segno s’intende tutto ciò che dà e porta un significato. L’antropologo Ulf Hannerz descrive efficacemente la cultura attraverso la metafora di un flusso, in continuo movimento e mutazione, o di una cellula, in cui il nucleo è più definito e i margini sono porosi e penetrabili. È proprio in questo spazio/confine interpersonale che si è mosso il progetto, sperimentando gesti e pensieri altrui, e praticando un continuo trasloco del sè per decentrare lo sguardo e sospendere facili giudizi.