A Linking Park

23 Ottobre 2013 – 23 Gennaio 2014

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 23 ottobre al 12 gennaio, A Linking Park, progetto che nasce da CAMPO 12, prima edizione del corso per curatori italiani promosso dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in collaborazione con la Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT.

Curata da Marta Barbieri (Piacenza, 1984), Bruno Barsanti (Bari, 1982), Lucrezia Calabrò (Desenzano del Garda, 1990), Sara Dolfi Agostini (Viareggio, 1983), Alessandra Ferlito (Catania, 1978), Valeria Mancinelli (Senigallia, 1986), Chiara Nuzzi (Napoli, 1986), Marta Papini (Reggio Emilia, 1985), Stefania Rispoli (Napoli, 1985), Gabriele Tosi (Pistoia, 1987).


La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 23 ottobre al 12 gennaio, A Linking Park, progetto che nasce da CAMPO 12, prima edizione del corso per curatori italiani promosso dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in collaborazione con la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.

A Linking Park potrebbe sembrare una mostra senza opere: per vederla è necessario trovarsi di fronte alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con uno smartphone in mano e fotografare i venti QR posizionati sulla sua facciata. I QR si presentano come codici minimali, decodificabili solo da un dispositivo connesso a internet. Spazio effettivo di fruizione di A Linking Park, quindi, sono gli smartphone, mentre la facciata della Fondazione diventa l’interfaccia e il supporto su cui sono allineati i codici.

A Linking Park sfrutta le logiche del web e della comunicazione informatica per riflettere sulla fruizione e la circolazione dei dati e sull’adattamento della pratica curatoriale alle dinamiche culturali attuali, fortemente legate all’uso quotidiano della tecnologia web digitale.

Sulla facciata, i codici QR sono tracce di un dialogo a distanza intercorso tra i dieci curatori di CAMPO12, corso-residenza promosso dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Ricalcando l’immediatezza della “Quick Response” dei codici, i curatori si sono scambiati a turno una serie di link con due sole condizioni: dare una “risposta veloce” – non impiegando più di due giorni per scegliere il proprio link – e selezionare materiali che facessero già parte della grande collezione del web visibile, ovvero l’insieme dei siti raggiungibili tramite Google. Un limite non indifferente se si considera che la parte del web indicizzata dal motore di ricerca conta 2 miliardi di documenti sui 550 miliardi totali.

Al tempo stesso, il processo di selezione dei link ha origine da una riflessione su temi specifici quali l’evoluzione dell’architettura in risposta alla proliferazione delle interfacce tecnologiche; l’uomo come strumento per la diffusione di immagini; lo statuto delle opere d’arte digitalizzate e archiviate online e gli aspetti legali connessi alla loro diffusione e utilizzo.

La selezione dei dieci curatori ha incluso senza distinzione estratti di film, video e brani musicali caricati su Youtube e Vimeo, siti e pagine web creati da artisti e progetti pensati appositamente per la rete. Così da una web chat con Andy Warhol attraverso un medium si passa a Tom Waits, Roberto Benigni e John Lurie che si sgolano in prigione per un gelato, idealmente seguiti da riprese di lavoratori che escono dalle grandi fabbriche della prima metà del secolo.

Il lato “in chiaro” del web, quello ipercontrollato di Google e dei suoi algoritmi di ricerca diventa così il contenuto di un gioco di perdita di controllo: ogni nuova risposta è un’interpretazione personale del link che l’ha preceduta e modifica il percorso di A Linking Park nel suo complesso.

Alla mostra A Linking Park si affianca la pubblicazione A Linking Book, un libro la cui dimensione tascabile ricalca quella di uno smartphone. La pubblicazione si avvale di contributi teorici commissionati ad artisti, scrittori e professionisti della rete quali Riccardo Benassi, Joseph Nechvatal, Alessandra Donati ed Emilio Vavarella.

CAMPO12, che si è svolto da novembre 2012 a giugno 2013, è una iniziativa della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in collaborazione con Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, che sostiene il progetto nell’ambito di RESÒ, il programma di residenze internazionali per la produzione di interventi con e sul territorio, nato dal tavolo di co-progettazione tra le diverse istituzioni per l’arte contemporanea in Piemonte che si occupano di formazione.