A cura di Francesco Bonami
Nell’anno in cui Torino sarà la prima città italiana ad ospitare il Congresso Mondiale degli Architetti e nell’ambito di Torino 2008-World Capital Design, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, con il contributo di Intesa San Paolo, propone una tematica scottante, di estrema attualità in occidente così come nel resto del mondo. L’architettura oggi gode di grande visibilità mediatica, grazie alla proliferazione di edifici spettacolari quali musei, teatri e grandi opere, ma l’idea della prigione non riceve altrettanta attenzione. Si tratta, tuttavia, di un tema architettonico tra i più difficili e coinvolgenti, in cui l’organizzazione dello spazio dà corpo al principio giuridico e politico della punizione del crimine.
Undici studi di architettura internazionali sono stati invitati a progettare lo spazio abitativo del carcere. La committenza prevedeva la creazione di una cella di tre metri per quattro dotata di tutti gli elementi essenziali per la vita dei detenuti.
Durante la realizzazione dei progetti, la cella è diventata il mezzo per speculare su un problema etico, politico e sociale e su un sistema di cui essa costituisce la più piccola unità strumentale.
L’ampia provenienza geografica dei partecipanti, dagli Stati Uniti alla Cina, dall’Iran al Libano, dal Giappone all’Italia, ha messo in luce contesti e situazioni diverse.
Gli architetti hanno affrontato il tema, interpretando la cella come modello analitico. Essi hanno dato vita a riflessioni su questioni di pubblico interesse, quali la limitazione di libertà, il rispetto dei diritti umani, gli strumenti di sorveglianza e controllo, l’evoluzione urbanistica e le sue influenze sulle forme dell’abitare.
Come emerge dai progetti in mostra, la committenza ha posto dunque agli architetti quesiti che eccedono il tema architettonico, sollevando un dilemma che, per alcuni, ha messo in gioco una presa di posizione etica. Alcuni architetti hanno realizzato i progetti in scala reale, offrendo ai visitatori la possibilità di provare fisicamente l’esperienza di uno spazio di isolamento (Yung Ho Chang, Kianoosh Vahabi). Altri invece hanno riportato l’idea di reclusione attraverso installazioni, progetti grafici, modelli e moduli ready made.
Nel progetto dello studio Diller Scofidio + Renfro, più che una cella di detenzione realistica, lo spazio diventa un luogo virtuale, tramite un elaborato software interattivo che simula diverse configurazioni spaziali, proporzionali alla categoria di crimine e sicurezza.
L’architetto serbo Anna Miljacki, invece, propone una cella capovolta e appesa al soffitto che allude al sistema carcerario privato degli Stati Uniti e ad una logica di profitto oggi molto dibattuta.
L’isolamento come contesto di lavoro intellettuale è esaminato dal progetto di Ines & Eyal Weizman, che creano una biblioteca di tutti i libri scritti in carcere, dalle lettere di San Paolo agli scritti di Jean Genet ai testi di dissidenti politici quali Gandhi e Gramsci. Questa biblioteca di letteratura carceraria sarà successivamente donata a un istituto di pena. L’installazione include inoltre The Cell, un progetto multimediale di Angela Melitopoulos che contiene interviste al filosofo italiano Antonio Negri e un sito internet realizzato da Polimekanos/Wolfram Wiedner.
Lo studio NOWA di Marco Navarra ha dato vita a un articolato progetto di collaborazione con il carcere di Caltagirone, dove ha sede lo studio. Navarra ha chiesto ai detenuti di disegnare una cella, reale o immaginata. In tal modo è stato coinvolto chi effettivamente vive la quotidianità dell’isolamento, chi percepisce in prima persona lo spazio della reclusione. Le centinaia di disegni raccolti sono stati tradotti in modellini che compongono la cella installata in Fondazione.
Ai progetti architettonici viene affiancata una rassegna di video d’artista sul tema delle carceri, che include le opere di Darren Almond, Gianfranco Baruchello, Ashley Hunt, Jaan Toomik, Kon Trubkovich e Artur Zmijewski.
Studi di architettura partecipanti
Alexander Brodsky, Mosca, Russia
Atelier Bow Wow, Tokio, Giappone
Diller Scofidio + Renfro con David Allin, Hayley Eber, Eric Rothfeder, New York, USA
INABA (Jeffrey Inaba) e SLAB Architecture (Jeffrey Johnson), Los Angeles, USA
DW5 / Bernard Khoury, Beirut, Libano
project_ (Ana Miljacki e Lee Moreau), Benjamin Porto e Dan Sakai, Brooklyn, USA
NOWA (Marco Navarra), Catania, Italia
sciSKEW Collaborative, Shanghai, Cina e New York, USA
Kianoosh Vahabi, Tehran, Iran
Yung Ho Chang- Atelier FCJZ, Pechino, China
Eyal+Ines Weizman, Londra, UK (Progetto multimediale di Angela Melitopoulos)
Artisti in mostra
Darren Almond, Gianfranco Baruchello, Ashley Hunt, Jaan Toomik, Kon Trubkovich e Artur Zmijewski