A cura di Guido Curto e Giorgio Verzotti. In collaborazione con il MART di Rovereto
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo prosegue l’anno dedicato alla donna e presenta la grande antologica di Carol Rama, a cura di Guido Curto e Giorgio Verzotti. La mostra, aperta dal 9 marzo al 6 giugno negli spazi di Via Modane 16, e realizzata con il supporto della Città di Torino, rappresenta un approfondimento dell’intero percorso creativo dell’ottantacinquenne artista torinese che il 14 giugno del 2003 ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera alla 50ª Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.
Per l’occasione saranno esposte 140 opere pittoriche (ad acquerello, olio e tecnica mista), alcune delle quali inedite, realizzate dal 1936 ad oggi. Lavori caratterizzati da un linguaggio forte, dirompente, estremamente attuale che esplora il tema dell’identità femminile, con espliciti riferimenti al corpo e alla sensualità. Una particolare sezione sarà dedicata alle incisioni, un nucleo di 57 acqueforti che appartengono alla collezione permanente della Gam, Galleria civica d’Arte Moderna di Torino.
“La Fondazione ha deciso di promuovere un’artista di Torino di levatura internazionale che sta avendo solo adesso un doveroso riconoscimento”, afferma il Presidente della Fondazione Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. “Il lavoro di Carol Rama è innovativo e giovane. Non importa l’età anagrafica, ma la qualità del suo lavoro e la puntualità rispetto al tempo che stiamo vivendo.
La forza di quest’artista sta soprattutto nell’essere stata grande anticipatrice delle più attuali tendenze dell’arte contemporanea”.
Olga Carolina Rama, in arte Carol Rama, nasce a Torino il 17 aprile del 1918. Negli anni Trenta frequenta l’atelier di Felice Casorati (1883-1963) e inizia a dipingere da autodidatta ritratti dalla fisionomia semplificata, con uno stile che prelude alla cosiddetta Bad Painting. Negli anni Quaranta esegue acquerelli su carta adottando come soggetto immagini di donne nude, legate su letti di contenzione, con corpi amputati degli arti, e intorno a loro fa volare protesi ortopediche e dentiere. È questo il caso di opere come laNonna Carolina (1936) e Appassionata (1941) che anticipano di vari decenni neoavanguardie contemporanee come il Post-Human. Dopo aver aderito nei primi anni Cinquanta all’astrattismo del MAC – Movimento Arte Concreta, e avere partecipato con lavori astratto-concreti alla Biennale di Venezia del 1948 e del’50, negli anni Sessanta Carol Rama si riavvicina alla figuratività con i Bricolage; composizioni in cui troviamo occhi di vetro, denti e unghie incollate su tele dipinte con segni e macchie di stile informale. Conclusa anche questa stagione, negli anni Settanta utilizza camere d’aria di bicicletta per “dipingere” tele in apparenza astratte e costruire installazioni dove c’è sempre un subliminale riferimento al corpo e alla sessualità: le camere d’aria rosa sono pelle, carne, budella, falli. Tra gli anni Ottanta e Novanta l’immaginario di Carol Rama si popola di nuovi protagonisti: la Mucca Pazza, Birnam e Buster Keaton. Soggetti dipinti o disegnati sopra mappe catastali e fogli “usati” con disegni di macchinari industriali.
La mostra è co-prodotta dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dal MART – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; nella sede del MART, a Rovereto, verrà presentata dall’11 settembre al 28 novembre 2004. Dal 22 gennaio al 24 aprile 2005 l’antologica di Carol Rama sarà ospitata negli spazi espositivi del Baltic di Newcastle (UK).
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