A cura di Giorgina Bertolino e Irene Calderoni
Artisti, parole, immagini dal 1974 al 1989 è il quarto appuntamento espositivo della rassegna Appunti. Arte contemporanea dal dopoguerra alla fine del XX secolo, un ciclo di mostre curate dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per gli spazi di Villa Remmert, pensato per accompagnare il pubblico sino alla conoscenza delle ricerche attuali.
Le prime due mostre hanno analizzato le tendenze sviluppatesi negli anni cinquanta e sessanta a livello internazionale, mentre la terza mostra si è focalizzata su Torino e il movimento dell’Arte Povera. La nuova esposizione prende in esame un periodo più ampio, caratterizzato dall’emergere di diverse tendenze.
Il percorso parte da un gruppo di artisti accomunati dall’uso del mezzo fotografico in senso concettuale. Distanziandosi dalla tradizione della fotografia come forma di espressione artistica autonoma, la fotografia concettuale è uno strumento per comprendere lo statuto dell’immagine, anche in relazione ad altri linguaggi, in particolare quello verbale. Questa linea di ricerca è documentata dalle opere di Bernd e Hilla Becker, Dennis Oppenheim, Gordon Matta-Clark, Vincenzo Agnetti, Ketty La Rocca e Franco Vaccari.
Negli anni ottanta prosegue l’analisi sull’immagine, ma l’accento si sposta sulla questione della rappresentazione, ovvero sui diversi modi in cui il mondo si fa immagine, la realtà si trasforma in simulacro. Influenzati dal pensiero del postmoderno questi artisti, tra cui Cindy Sherman, Sherrie Levine, Louise Lawler, Richard Prince, Robert Longo, mettono in discussione le idee tradizionali di originarietà e autenticità, e appropriandosi di un immaginario esistente sottolineano il carattere derivativo di tutte le immagini, anche di quelle artistiche. In questa indagine la fotografia riveste un ruolo di primo piano sia come mezzo che come oggetto dell’analisi. Un uso differente del medium è nello stesso periodo testimoniato dall’approccio documentario di Nan Goldin e dal cortocircuito verità/finzione indagato da Jeff Wall. Anche la scultura in questi anni guarda al mondo degli oggetti e del consumo nell’ottica del simulacro, una tendenza presente in mostra con le opere di Haim Steinbach e Tony Cragg.
Se in tutti questi artisti è riscontrabile l’eredità dell’arte concettuale, gli anni ottanta sono anche il periodo del recupero della pittura figurativa, di un fare artistico che la teoria dell’arte aveva abolito in quanto non innovatore, non moderno, ma che con l’emergere del discorso postmoderno torna praticabile. Il gruppo italiano della Transvanguardia, qui documentato dalle opere di Mimmo Paladino, Sandro Chia e Nicola De Maria, è protagonista di un movimento internazionale che rivendica le rinnovate possibilità espressive di questo medium tradizionale.
La mostra si chiude con una sala che riporta agli anni settanta, quando si afferma il video come strumento di registrazione delle pratiche performative e della body art. Di particolare importanza è qui il contributo della teoria e del movimento femministi, che informano le opere di Marina Abramovic, Gina Pane, Martha Rosler, Johanna Demetrakas, Hannah Wilke e Laura Mulvey.
Artisti in mostra:
Bernd e Hilla Becker, Gordon Matta-Clark, Vincenzo Agnetti, Ketty La Rocca, Franco Vaccari, Dennis Oppenheim, Jeff Wall, Marina Abramovic, Gina Pane, Martha Rosler, Johanna Demetrakas, Hannah Wilke, Laura Mulvey, Louise Lawler, Sherrie Levine, Cindy Sherman, Richard Prince, Robert Longo, Nan Goldin, Tony Cragg, Haim Steinbach, Nicola De Maria, Mimmo Paladino, Sandro Chia.
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