Le ferite di Torino
Come l’arte può ricucire la storia
a cura di Spazio Taverna

Bookshop Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
Inaugurazione: 16 settembre, ore 18

Dal 16 settembre al 12 ottobre la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino presenta la mostra Le ferite di Torino, a cura di Spazio Taverna, studio curatoriale fondato da Ludovico Pratesi e Marco Bassan.

Il progetto scaturisce dall’identificazione di dieci traumi della storia cittadina, con altrettante date e luoghi che rappresentano simbolicamente i momenti in cui la città ha tradito sé stessa: le ferite che Torino si è autoinflitta e che ancora oggi abitano il suo inconscio collettivo.

Sono esposti i lavori di dieci artisti italiani di diverse generazioni che hanno un rapporto privilegiato con il capoluogo piemontese – Grazia Toderi, Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini, Eugenio Tibaldi, Guglielmo Castelli, Sara Enrico, Davide Sgambaro, Manuele Cerutti, Giuliana Rosso, Ludovica Carbotta – ad ognuno è stata affidata una ferita storica da ricucire sullo stesso foglio di carta Amatruda. Un’opera che interpreti e rielabori simbolicamente il trauma, restituendone un’immagine visionaria e condivisa che possa rappresentare una sua progressiva integrazione nell'inconscio e nell'identità collettiva della città.

Dalle ferite più remote come la presa di Torino (1639) da parte dei francesi e la strage del 1864 in un’Italia appena unificata; a quelle del ventennio fascista con l’eccidio di Corso Spezia (1922) e la morte della famiglia Arduino (1945). Passando per il tragico evento dell’incidente aereo di Superga (1949) e per un dopoguerra segnato dall’omicidio Casalegno (1977), la marcia dei 40.000 (1980), l’incendio del Cinema Statuto (1983). Fino ad arrivare a quelle più contemporanee come l’incidente Thyssen (2007) e la tragedia di Piazza San Carlo (2017).

Le ferite di Torino rappresenta il terzo episodio di un progetto avviato a Roma nel 2023 con Le ferite di Roma presso la Galleria Mattia De Luca e proseguito nel 2025 con Le ferite di Milano presso Triennale Milano, confermando l’impegno di Spazio Taverna nella costruzione di un itinerario che intreccia memoria e linguaggi dell’arte contemporanea.