La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il 25 gennaio, alle 18.30, presenta il libro "Bello, sembra un quadro. Controstoria dell'arte" (Feltrinelli) di Francesco Bonami. L'autore dialogherà con Luca Beatrice.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Si consiglia la prenotazione mandando una mail a rsvp@fsrr.org
La pittura, dall’inizio del Novecento, è sempre stata in pericolo di essere ammazzata ma alla fine non c’è mai riuscito nessuno. Francesco Bonami, critico e curatore di fama internazionale, ci delinea un racconto esilarante dell’ossessione della pittura, dalla Mesopotamia agli artisti concettuali.
Perché stimati professionisti, cantanti famosi in tutto il mondo, attori considerati simili a dèi, designer di moda, musicisti
che riempiono sale di concerto, politici che hanno in mano le sorti di intere nazioni, perché decidono di prendere in mano
un pennello nel tentativo, molto spesso fallimentare, di diventare pittori? Perché anche lo street artist più famoso del
mondo, Banksy, alla fine non resiste a rimanere per strada e si mette davanti a una tela come qualsiasi artista
convenzionale? Perché anche un videoartista come Bill Viola che fa fare la fila ogni volta che c’è una sua mostra alla
fine vorrebbe essere un pittore? Questo libro è un viaggio dentro l’irresistibile desiderio di fare un quadro e l’insostituibile
spazio che è un quadro. Cosa c’è di tanto rassicurante in pochi centimetri di tela bianca e cosa c’è di così magnetico da
attrarre milioni di individui a sbizzarrirsi nel creare inguardabili schifezze e, raramente, incredibili capolavori?
Con i nuovi universi virtuali, digitali e immaginari che ormai fanno parte della realtà, oggi l’ansia non ce la dà più il tramonto
alle spalle del Ponte Vecchio a Firenze ma il video manipolato su YouTube o su Instagram. E da questo abisso inimmaginabile
di artificialità ci proteggiamo rifugiandoci nell’artificialità conosciuta e classica della pittura, che a confronto con le
creazioni digitali è familiare come la minestra della nonna o il salotto con i centrini sulle poltrone delle vecchie zie. Così,
davanti a immagini che non riusciamo a domare e incasellare dentro la nostra testa, l’unica esclamazione che ci può
salvare è: “Bello, sembra un quadro”.