A cura di Alberto Barbera, Stefano Boni e Grazia Paganelli
La mostra Segni di Vita – Werner Herzog e il cinema, a cura di Alberto Barbera, Stefano Boni e Grazia Paganelli, organizzata dal Museo Nazionale del Cinema è un omaggio a uno dei registi più interessanti ed estremi del nostro tempo, che nel 2007 festeggia i quarantacinque anni di attività.
La manifestazione è realizzata in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Teatro Regio di Torino, Scuola Holden, Werner Herzog Film, Ripley’s Films Srl, German Films, Goethe Institut Turin e il sostegno della Città di Torino.
Fin dai suoi primi film, Herzog si è distinto per la capacità di osservare gli aspetti insoliti della realtà e del mondo, con lo stupore e la purezza di uno sguardo che si interroga e si spinge sempre più nei territori di confine, tra la realtà rappresentata, la realtà documentata e una realtà splendidamente immaginata.
Tutti questi aspetti sono sottolineati ed esaltati durante l’evento a lui dedicato, che prevede la retrospettiva completa di tutti i suoi film (trentacinque dei quali ristampati per l’occasione dal Museo Nazionale del Cinema a partire dai negativi originali), la mostra “multimediale” ospitata alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il cine-concerto per il Piccolo Regio Laboratorio Requiem For A Dying Planet dove su un montaggio di immagini tratte dai film L’ignoto spazio profondo e Il diamante bianco si innestano le musiche eseguite dal vivo dall’ensemble formato dal violoncellista olandese Ernst Reijseger, dal cantante senegalese Mola Sylla e dal quintetto di voci sarde Tenore e Cuncordu de Orosei. La manifestazione è accompagnata dall’ampia monografia di Grazia Paganelli, dedicata all’analisi dell’opera del regista.
L’omaggio ripercorre l’intera opera del regista tedesco, riproponendo tutti i 52 film realizzati da Herzog, presentati nella loro versione originale (con i sottotitoli italiani) e, soprattutto, nella loro forma migliore. Per l’occasione, infatti, il Museo Nazionale del Cinema ha fatto ristampare, a partire dai negativi originali, ben 35 film, con il preciso scopo di proporre al pubblico l’opera di uno dei più grandi registi del nostro tempo in condizioni ideali. La retrospettiva è un’occasione unica per vedere tutti i film del regista tedesco, dal primo cortometraggio Herakles, in cui Herzog si serviva di materiali molto diversi tra loro per conseguire un ritratto pungente della società dei primi anni Sessanta, all’ultimo lavoro Encounters at the End of the World realizzato spingendosi fino al Polo Sud, per filmare la vita di un piccolo gruppo di persone, viaggiatori, ricercatori o gente comune isolata dal resto del mondo. Tra i film ristampati, da segnalare la doppia copia diNosferatu, il principe della notte uscito nel 1978 in due diverse versioni, quella che è stata distribuita anche in Italia, e una più lunga, realizzata appositamente per il mercato inglese.
Immagini fotografiche, spezzoni di film e videoinstallazioni compongono un percorso articolato, inteso ad approfondire l’idea di cinema del regista tedesco, con i suoi eccessi e le sue magnifiche invenzioni, ma anche di scoprire i segreti del suo modo di lavorare, i motivi ricorrenti di una pratica che è rimasta costante pur arricchendosi di film in film.
L'esposizione è costituita da una sezione fotografica, con riproduzioni di grande formato che ripercorrono il suo lavoro sul set e isolano alcuni nuclei tematici che ricorrono in molti suoi film: i “segni di vita” cui fa riferimento il titolo dell’intera manifestazione, l’idea cioè di un cinema che si immerge nel paesaggio e si perde in un viaggio che tocca tutti gli angoli del mondo. Completano il percorso in immagini, lo story-board della sequenza finale di Grido di Pietra, alcune istantanee delle regie liriche di Herzog e una selezione di scatti realizzati da Lena Herzog sul set dei film più recenti del marito.
La parte più consistente della mostra è dedicata alle videoinstallazioni. Il percorso, che si apre con un contributo realizzato appositamente dallo stesso Herzog per la mostra torinese, comprende numerose proiezioni, tra le quali: le sequenze inedite di Fitzcarraldo, con Mick Jagger nel ruolo che poi sarà di Klaus Kinski; il primo film “amatoriale” girato da un Herzog appena sedicenne; il “making of” di Il diamante bianco e il lavoro di registrazione delle musiche per lo stesso film. Saranno proiettati anche l’autoritratto Portrait Werner Herzog, il film The Ball is a Scumbag, del figlio Rudolph Herzog, che testimonia della passione per il calcio da parte del regista bavarese, e un montaggio che raccoglie alcune prestazioni di Herzog attore in film di altri registi.
Werner Herzog (il cui vero nome è Werner H. Stipetic) è nato a Monaco il 5 settembre 1942. Cresciuto in uno sperduto villaggio sulle montagne della Baviera senza mai vedere film, televisione, né usare il telefono, ha iniziato a viaggiare a piedi a quattordici anni e ha fatto la sua prima telefonata a diciassette. Durante le scuole superiori ha lavorato di notte come saldatore in un’acciaieria per riuscire a produrre i suoi primi film. L’esordio dietro la macchina da presa avviene nel 1961 all’età di diciannove anni. Nel 1963 fonda, a Monaco, la sua casa di produzione, la Werner Herzog Filmproduktion e, nello stesso anno, vince una borsa di studio per l’Università di Pittsburg che però abbandona dopo poche settimane. Nel 1965 vince il premio Carl Mayer per la sceneggiatura diFeuerzeichen, presentata sotto pseudonimo. Viaggia a lungo tra Stati Uniti e Messico e partecipa anche al progetto di fondare uno stato utopico nel Guatemala. Tornato in Germania nel 1968, realizza il suo primo lungometraggio Segni di vita. Da allora ha prodotto, scritto, diretto più di cinquanta film, pubblicato libri e curato la regia di numerose opere liriche.