Diego Perrone.  Totò nudo e la fusione della campana

Diego Perrone. Totò nudo e la fusione della campana

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
1 Febbraio 2005 - 10 Marzo 2005

A cura di Francesco Bonami

 

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo prosegue il suo impegno a favore dell’arte contemporanea italiana e negli spazi di Torino presenta dal 1 febbraio al 10 marzo la mostra personale di Diego Perrone, a cura di Francesco Bonami, Totò nudo e la Fusione della campana. Si tratta di un viaggio attraverso l’universo immaginario di questo giovane artista invitato alla prima Biennale di Mosca nel 2005, alla 50° edizione della Biennale di Venezia nel 2003 e a Manifesta 3 nel 2000, e che ha esposto in spazi internazionali come il Centre Pompidou di Parigi, la Fondazione Trussardi di Milano, il MART di Trento, il PS1 di New York. Nato ad Asti nel 1970, Perrone vive e lavora tra Asti e Berlino.
Il suo lavoro non racconta storie, crea suggestioni con immagini che trasmettono al pubblico il senso incombente della storia. I suoi esercizi di pensiero si traducono in fotografie, sculture e video virtuali in cui unisce la leggerezza dell’ironia alla pesantezza di riflessioni immanenti, come il passare del tempo e la precarietà della vita umana. I suoi personaggi non sono mai spettacolari, ma svelati nella loro umanità più profonda, come Totò visto in tutta la sua fragilità. Perrone si confronta con l’inafferrabilità dello spazio e del tempo e si sofferma su imprese ciclopiche, come scavare buchi e catturarne il vuoto, costruire una campana con catrame fuso, perché il suo interesse ricade su tematiche ingombranti come la vita, la vecchiaia e la morte o la piccolezza dell’uomo di fronte al cosmo. Crea immagini potenti, a volte scioccanti, alle quali non è sempre facile accostarsi.
Totò nudo (2004-5) è un lavoro inedito, un'animazione digitale in cui Totò, integralmente ricostruito in 3d, senza nessun motivo apparente, si spoglia rimanendo completamente nudo. L'atmosfera non è comica, ma piuttosto fredda, Totò non risulta un attore, ma un vecchio che si sveste e trasmette compassione.
La fusione della campana (2004-5) è una scultura nuova, realizzata in vetroresina e ricoperta di catrame fuso del diametro di m 3.50 circa. La campana evoca paesaggi apocalittici e l’atmosfera di una distruzione nucleare. L’opera è stata pensata dall’artista come la rappresentazione simultanea dei tre momenti legati alla lavorazione di una campana: scavo della fornace, costruzione della falsa campana con mantello di copertura, riempimento in terra della fornace e fusione.
Senza Titolo (2005) è una stampa su carta fatta a partire da un disegno dell’artista. Perrone ha elaborato l’assonometria di un oggetto che lo aveva affascinato. L’oggetto rappresentato, infatti, è un’arca, presente sulla copertina di un album dei Pink Floyd. L’artista ha ricreato qui un oggetto che nella sua astrazione e nella sua leggerezza si contrappone alla violenta presenza fisica della campana, sembra in qualche modo rappresentarne una proiezione in astratto. Guardando l’immagine da vicino si scorgono forme che sembrano tasti e trombe, una specie di organo metafisico che, sospeso, sembra volare sulla parete dello spazio espositivo.

In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo con testi di Francesco Bonami e Diego Perrone. In parallelo alla mostra personale di Diego Perrone, la rassegna Visioni in viaggio a cura di Emanuela De Cecco, propone l’incontro con l’artista e quattro proiezioni di film.La rassegna trae spunto dagli stimoli offerti dai lavori in mostra e si propone come strumento di approfondimento predisposto ad interagire con il paesaggio mentale messo in gioco dall'artista.