Berlinde De Bruyckere. Aletheia
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
1 novembre 2019 – 12 luglio 2020
Grazie alla lunga esperienza con la mediazione culturale, la Fondazione sta progettando forme di visita ad hoc di Aletheia, la personale di Berlinde De Bruyckere (prorogata fino al 12 luglio). Le visitatrici e i visitatori saranno accolti dalle mediatrici culturali, secondo un approccio che da sempre privilegia la dimensione del piccolo gruppo, coniugando il dialogo con le informazioni sulla mostra, le opere, gli artisti e ora naturalmente anche sulle norme di sicurezza. La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è pronta a metterle scrupolosamente in pratica nelle sale, preservando quello spirito di ospitalità che caratterizza l’esperienza di visita in sede.
La Fondazione è sottoposta a una pulizia e sanificazione costante. Il personale della Fondazione garantirà il distanziamento sociale tra i visitatori ed eviterà qualsiasi forma di assembramento. Nelle sale sono accolti un massimo di 25 visitatori in contemporanea.
La Fondazione suggerisce di prenotare la visita dal sito www.fsrr.org o inviando una mail a biglietteria@fsrr.org o chiamando allo 011 3797600 (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17 e il sabato e la domenica dalle 12 e le 17) e specificando il giorno e l’orario. Per i possessori della tessera Abbonamento musei, dovrà essere specificato nome e cognome, numero di tessera e recapito telefonico.
Giorni di apertura della mostra:
Sabato e domenica, dalle 12 alle 19, fino al 12 luglio
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta Aletheia, una grande mostra monografica dedicata a Berlinde De Bruyckere (Gand, 1964), a cura di Irene Calderoni. Il suo lavoro scultoreo indaga temi universali quali il corpo sofferente, il dolore, la memoria, la necessità di superamento e trasformazione. Fortemente influenzata dalla storia dell'arte e dalla mitologia, così come dalla realtà quotidiana di strutture sociali in collasso, De Bruyckere crea opere dal forte impatto emotivo, che attraverso la propria materialità invitano a riflettere sulla condizione umana.
Per questa occasione l'artista ha concepito uno specifico corpus di lavori, dispiegati attraverso tutto lo spazio espositivo della Fondazione come una narrazione organica, una intensa drammaturgia che si svilupperà attraverso distinte sculture monumentali per culminare in una grande installazione ambientale.
Pensata in risposta all'architettura della Fondazione e ai suoi ampi spazi minimalisti, la mostra trae ispirazione da un luogo che l'artista ha visitato nel passato recente, e che da allora ha influenzato tutta la sua pratica artistica: un laboratorio per la lavorazione delle pelli ad Anderlecht, in Belgio. Qui le pelli degli animali, appena strappate, vengono impilate su larghi bancali e ricoperte di sale, per preservarle in funzione di trattamenti successivi. L'estrema violenza che si è perpetrata è evidente, recente, ma sembra attutirsi in gesti rituali di cura partecipe.
Questo luogo, ricettacolo di immagini potenti e sensazioni estreme, di una morte vasta, senza nome, e dell'emergenza di qualcosa di nuovo, dà forma a temi chiave nella ricerca dell'artista, la relazione complessa tra vita e morte, Eros e Thanatos, bellezza e angoscia. È un luogo ripugnante, eppure può evocare un'idea di sacralità in relazione ai resti mortali del corpo, e come tale incarna la domanda al centro del lavoro di Berlinde De Bruyckere, come avvicinare l'intollerabile, e come redimerlo.
La figura della pelle animale gioca un ruolo chiave nella narrazione sviluppata dall'artista, sia in termini denotativi che connotativi. Le pelli sono sottoposte dall'artista a una serie di differenti operazioni, calco e riproduzione in cera, piegatura, drappeggiatura, costrizione e deformazione. Sono tutte azioni chiave di un vocabolario visivo ambiguo, in cui astrazione e figurazione collassano, risultando in volumi scultorei di impronta minimalista, la cui solidità è contraddetta dalla fragile materialità e dalle delicate cromie.
Evocatrice di un atto di crudeltà e di un patimento, la pelle allude al corpo tramite la sua assenza, è un'immagine ambivalente che parla di ferite e di contatto, di torti e di conforto.
In questo slittamento metaforico la pelle animale prende il posto della figura umana nel lavoro dell'artista per veicolare il tema della sofferenza degli esseri viventi, il dramma indicibile delle tragedie che caratterizzano il nostro tempo a una scala senza precendenti. Nelle parole dell'artista “In questo momento storico, in cui proliferano estremismo e razzismo, in cui compassione e solidarietà sono inariditi, in cui vediamo troppe somiglianze con l'inquietudine degli anni trenta che ha preceduto le mostruosità innominabili dell'Olocausto e quella particolare diffamazione della civiltà è persino negata da persone con troppo potere politico, sento l'esigenza di proporre immagini audaci, forti. Voglio portare quella stanza al pubblico. Come una esperienza fisica, immersiva”.
Scarica qui il testo introduttivo, le didascalie delle opere e la mappa dello spazio espositivo:
Didascalie e mappa dello spazio espositivo
La vita della mostra: anche se non è possibile visitare Aletheia di Berlinde De Bruyckere dal vivo, vi porteremo nelle sue sale condividendo ogni giorno su Instagram e su Facebook un racconto: dai laboratori per famiglie alla performance degli studenti del Liceo Cottini; dai corsi di formazione per insegnanti all’esperienza degli studenti del Liceo Cavour, mediatori per una sera; dalle attività di accessibilità a quelle con i bambini della scuola dell’infanzia. Aletheia continua così a vivere, a creare ricchezza e pensiero.
Scarica la Short guide della mostra Aletheia realizzata dagli studenti del Liceo Artistico Cottini: Short Guide ALETHEIA