Patrick Tuttofuoco

Revolving landscape

12 Aprile 2006 – 4 Giugno 2006

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

 

 

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo prosegue il suo impegno a favore dell’arte contemporanea italiana e negli spazi di Torino presenta la mostra personale di Patrick Tuttofuoco: Revolving Landscape.
È la prima mostra personale in un’istituzione museale di questo giovane artista (nato nel 1974 a Milano dove vive e lavora), invitato nel 2003 a partecipare alla 50ª edizione della Biennale di Venezia e nel 2004 alla rassegna Manifesta 5. Tuttofuoco ha già esposto in importanti centri internazionali come il Museum of Contemporary Art di Kanazawa (Giappone) e il Centre d’Art Contemporain di Ginevra (Svizzera).
L’artista interpreta le tematiche attuali con un lavoro carico di energia, il riflesso di una cultura giovane, tecnologica e collaborativa in perenne evoluzione. Quello di Tuttofuoco è un gioco in cui si ottiene il massimo del divertimento quando l’ordine delle regole è intaccato dal germe dell’imprevisto, dalla materia morbida dell’autobiografia, persino dal sentimento.
L’artista è affascinato dai paesaggi urbani che reinventa in modo fantastico attraverso suggestioni inaspettate. Tuttofuoco usa la luce e il colore per creare atmosfere ed emozioni, creando veri e propri spazi fisici di impronta pop che sembrano usciti da un videogioco in 3D. L’opera di Tuttofuoco conserva la memoria del futurismo: non solo perché l’artista vive in un mondo di materiali plastici e coloratissimi, carte rifrangenti e smalti industriali, ma soprattutto perché per lui l’arte è una questione di stati d’animo, di reazioni epidermiche e immediate, in bilico tra ordine ed entropia.
In mostra sono presentate sculture e installazioni inedite. Revolving Landscape, il progetto concepito appositamente per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, nasce da un viaggio intorno al mondo di tre mesi attraverso diciassette megalopoli (Mumbay, Udaipur, Jaipur, New Delhi, Bangkok, Kuala Lumpur, Jakarta, Singapore, Shanghai, Beijing, Seul, San Francisco, Las Vegas, Los Angeles, Mexico City, São Paulo, Rio de Janeiro) compiuto tra ottobre 2005 e gennaio 2006 dall’artista insieme ai due registi Mattia Matteucci e Damaso Queirazza e all’architetto Andrea Pozzato. Durante il viaggio è stata raccolta una quantità incalcolabile di suggestioni attraverso interviste, fotografie e testi che andranno a ricostruire il paesaggio visivo della mostra, basato sulla memoria comune del gruppo. L’itinerario del viaggio parte dal presupposto che nel mondo di oggi, soltanto il 7% della popolazione vive in aree densamente popolate ed è questa minima percentuale di persone che ne gestisce le sorti politico-economiche. Il viaggio dell’artista vuole documentare e rendere una veduta d’insieme delle estreme diversità delle forme di urbanizzazione possibili.
Ad accogliere gli spettatori ci sarà il lavoro Revolving: la scritta al neon “gnivlover” (revolving al contrario) riflessa su un’altra scritta, in portoghese specchiante “eu soi nos” (io sono noi) che darà vita a diverse interpretazioni.
Lo spazio principale della Fondazione è un vero e proprio paesaggio reso da quindici sculture ispirate alle città visitate dall’artista e dalle suggestioni visive che caratterizzano il tipo di urbanizzazione specifico di ogni metropoli. Le sculture sono dislocate nello spazio secondo la mappa creata dalle linee di neon colorati installati sul soffitto che contribuiscono a rendere la sensazione delle megalopoli illuminate delle insegne colorate. Attraversando questo paesaggio, lo spettatore si trova davanti a una videoinstallazione di sei schermi che occupa tutta la larghezza della sala e che racconta il viaggio attraverso le interviste, le immagini, i suoni delle metropoli attraversate.
La videoinstallazione è realizzata da Patrick Tuttofuoco, Damaso Queirazza e Mattia Matteucci, in collaborazione con Sabina Grasso.
È inoltre esposta la scritta luminosa Luna Park Varesine, 2005 che l’artista ha prelevato dal suo luogo originario (il Luna Park delle Varesine di Milano, da tempo demolito) e che ha deciso di restaurare e di rendere di nuovo funzionale. Luna Park è una riflessione sulla trasformazione del tessuto urbano: una vecchia insegna al neon dimessa, ritorna a vivere grazie all’intervento dell’artista. Nella project room è collocato La noce d’oro, un video di animazione realizzato in 3d in cui uno stormo di uccelli sorvola una città immaginaria contemporanea.