Notti magiche. Arte italiana anni novanta dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo

5 Giugno 2019 – 29 Settembre 2019

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Notti magiche. Arte italiana anni novanta dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo
5 giugno – 29 settembre 2019

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 5 giugno al 29 settembre, la mostra Notti magiche. Arte italiana anni novanta dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo

A cura di Giorgina Bertolino e Irene Calderoni

Italia ’90: il nuovo decennio inizia con il campionato mondiale di calcio. Negli stadi di dodici città si canta sulle note di Un’estate italiana di Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Si canta di regole del gioco, di avventure e di goal (quelli “azzurri” di Totò Schillaci). L’inno cambia titolo e diventa per tutti Notti magiche. La nazionale arriva terza e a sollevare la coppa è la Germania dell’Ovest. Pochi mesi dopo, il 3 ottobre, grazie alla storica unificazione con la DDR, diventerà semplicemente Germania. Il percorso, iniziato con la caduta del Muro di Berlino nel 1989, si è compiuto. Il crollo, festoso e liberatorio, ha inaugurato il decennio e ha aperto uno spazio, che si richiuderà tragicamente con lo schianto delle Twin Towers a New York nel 2001.

Notti magiche propone una ricognizione dei temi e dei linguaggi dell’arte italiana anni ’90, attraverso le scelte della Collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Attenta alle scene artistiche delle giovani generazioni, nazionali e internazionali, la Collezione assume, fin dal 1992, un forte impegno verso le ricerche degli artisti italiani, delineando uno dei filoni che fondano la sua stessa fisionomia. È un impegno ribadito da ExIT, la mostra che nel 2002 inaugura la sede torinese della Fondazione, facendo il punto sulle Nuove geografie della creatività italiana. Dal 2006 a oggi, il programma di Residenza per giovani curatori stranieri, che invita ogni anno tre curatori a inizio carriera a compiere un viaggio in Italia, rappresenta, con le sue tredici mostre, un patrimonio di conoscenze e riflessioni raccolte da una pluralità di sguardi. La concomitanza di Notti magiche con Capriccio 2000 (collettiva finale della Residenza 2019) offre l’occasione per un confronto tra generazioni.

La narrativa di Notti magiche comincia da un’installazione di Eva Marisaldi e da un video di Grazia Toderi. Terra e cielo. I sussurri confidenti di un gruppo di amiche e il suono ovattato della cabina di un aeroplano. In Minima Arteria (1995), Marisaldi traccia a pavimento una strada che pare un fiume. Secondo una strategia ricorsiva negli anni novanta, invita a un tragitto e poi a un abbassamento, alla concentrazione e all’ascolto. Nel video La pista degli Angeli (2000), Toderi offre invece un sorvolo, una visione dall’alto, puntata sul perimetro illuminato di Castel Sant’Angelo. In questo notturno ipnotico, l’edificio a forma di stella è insieme un approdo, un miraggio, un possibile obiettivo messo a fuoco su uno schermo offensivo. Nel 1990 è scoppiata la Prima guerra del Golfo.

La mostra parla di vuoti e di pieni, di leggerezza e di peso, di spazi e di luoghi: quelli astratti, immaginati, ordinati e quelli disordinati dalla soggettività, dalle relazioni, dall’identità, come appare nelle varianti sul tema dell’identico nelle ragazze degli Untitled (1996) di Vanessa Beecroft o nelle figure emaciate della pittura di Margherita Manzelli. Tematica cardine nelle ricerche del decennio, la relazione tra identità-estraneità emerge nello schieramento delle squadre “bianco-nere” di Cesena 47-AC (1991) di Maurizio Cattelan e ai 100 Cinesi (1998) di Paola Pivi.

Le polarità strutturano la mostra. La griglia di velluti colorati di I feel mysterious today (1994) di Maurizio Vetrugno si intercala al groviglio delle montagne russe del Senza titolo (1999) di Giuseppe Gabellone; le vetrate delle fotografie di Delayed Space (After Terragni) (1997) di Luisa Lambri e i delicati disegni con cui Amedeo Martegani riflette sul modernismo in Mondrian Schutte (1991) si alternato ai panorami fittizi e vuoti del ciclo Not even background noises (1997) di Sarah Ciracì.

Tra le diverse specie di spazi, ci sono le tane e i nascondigli. La tenda da campeggio di Le mille e una notte (1995) di Mario Airò e la tenda di carta del Giardino di Monet (1989) di Stefano Arienti, si lasciano guardare e interpretare da fuori, captando una traccia di voci e di risa o inseguendo le evoluzioni di un ricamo traforato che cela un disegno invisibile. Ci sono infine i buchi e i crolli: l’abisso non misurabile del dipinto Senza titolo (1998) di Simone Berti, i sotterramenti di Massimo Bartolini nella serie delle Propaggini (1995), le macerie nascoste nel sacco da cantiere di Lullaby (1994) di Maurizio Cattelan, una cartolina dall’Italia colpita tra il 1992-1993 dagli attentati di Cosa Nostra.